venerdì 1 febbraio 2013

Fuga dall'Università italiana: un destino da Germania Est

58mila studenti universitari in meno negli ultimi 10 anni. Un calo del 17% e negli ultimi anni il crollo è accelerato. Eppure tutta la classe dirigente italiana, da quella politica agli oligarchi montiani, non perde occasione pubblica per le solite litanie sul ruolo fondamentale della conoscenza, sull'Italia come centro dell'innovazione e bla bla continui. Poi, però, gli oligarchi fanno trapelare che loro non sono entusiasti di una corsa alla laurea. I ragazzi - spiegano i miliardari montiani ed i professori che non sanno insegnare ma sanno piazzare i figli - devono imparare ad accettare i lavori manuali. Troppi laureati in Italia? Meno del 20% della popolazione, contro una media europea che supera il 30%. Ma non dovevamo essere noi a puntare sui saperi? Sulla qualità? Sulla professionalità? Sulla conoscenza? Tutte palle. Gli oligarchi vogliono manodopera a basso costo, da sfruttare a piacimento. Per produzioni che la qualità non l'hanno manco vista in fotografia. Altro che italian style of life, altro che made in Italy di qualità. E allora si organizzano convegni per sostenere che bisognerebbe favorire il rientro dei cervelli italiani fuggiti all'estero. Ma a questi cervelli si offrono salari ridicoli e nessuna chance di carriera. Un bell'incentivo, indubbiamente. Così come, ai laureati che non fuggono all'estero, si offrono lavori precari, senza rispondenza con gli studi effettuati, con mansioni demoralizzanti. Perché non c'é solo la ricerca universitaria ad essere perdente nei confronti dell'estero. I primi colpevoli sono i privati. Che evitano di assumere manager qualificati, che si spaventano anche solo all'idea di mettersi in azienda ricercatori, che si mettono a ridere se qualcuno ipotizza di trovare un ruolo in azienda per chi si occupa di cultura. Adriano Olivetti deve essere dimenticato, pericoloso innovatore, provocatore, utopista. E allora gli oligarchi ed i loro amici politici la smettano di fingere stupore di fronte ai dati sull'università. Ammettano pubblicamente che il loro immondo disegno è quello di trasformare l'Italia nel Bangladesh dell'Europa, in una sorta di nuova Germania Est al servizio di Angela Merkel. Un'idea suicida e fallimentare. Ma non si può pretendere intelligenza da chi possiede denaro ma non cervello.

5 commenti:

  1. Ma gli iscritti non vuol dire laureati... cmq la media dei laureati è al 19%, la stragrande maggioranza paga solo le tasse!

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  2. devo però aggiungere per esperienza che anche all'estero, con variabili da paese a paese, ci sono problemi simili nella valorizzazione delle qualità nelle università (soprattutto nelle scienze umane e sociali), malgrado la migliore situazione finanziaria. In Francia, dove per esperienza posso dire che la valutazione nei concorsi universitari è una barzelletta come e talvolta peggio che in Italia, e altrove, ho sentito gli stessi discorsi italiani sulla fuga dei cervelli. Quindi stiamo messi senz'altro peggio, ma solo leggermente rispetto ad altri. L'invito ad andarsene dall'Italia è anche deleterio perché produce illusioni su altri paesi in cui si trovano limiti e difetti simili a quelli italiani, per questo è tanto più "criminoso" da parte degli oligarchi nostrani: vogliono esiliare le menti migliori per non avere concorrenza e fare i loro porci comodi. i posti, le possibilità e le risorse ci sarebbero e ci sono in Italia, basta entrare nel giro giusto o nascere fortunati, all'estero (ripeto dipende da paese a paese) spesso funziona uguale ma almeno qualche briciola per i non raccomandati resta.

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    1. La differenza maggiore non è nelle università, ma tra i privati. Non si assumono i laureati migliori perché si punta a produzioni a basso costo e scarsa qualità. e se si assumono, li si destina a mansioni che hanno scarsa attinenza con il tipo ed il livello di studio. senza dimenticare gli aspetti salariali

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  3. infatti io non temo la fuga dei cervelli... bandiere italiane nel mondo... temo gli idioti che restano... che creano disastri!!!

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