mercoledì 10 aprile 2013

Serra, finanziatore di Renzi, è il fratello cattivo di Pravettoni

David Serra, il finanziere che ha contribuito con 100mila euro (dichiarati regolarmente) alle primarie di Matteo Renzi, deve essere il fratello cattivo di Pravettoni. Privo di qualsiasi espressione facciale che non sia il disprezzo, ha chiarito a Ballarò che la crisi dei subprime non è stata provocata dalla finanza criminale e da banchieri senza scrupoli. No, la colpa è dei poveri. E lui, si capiva perfettamente dalla monoespressione, i poveli li eliminerebbe tutti. Trasformandoli in schiavi, probabilmente. Ecco, questo è il finanziatore di Renzi, il guru del sindaco di Firenze. Questo è l'avvenire che si prospetta per l'Italia se il rottamatore dovesse vincere. Libertà di sfruttamento, libertà di inquinamento (la rossa Toscana docet, già adesso), libertà di importare ogni schifezza a basso costo, in modo da chiudere le inutili piccole e medie aziende italiane. Oddio, basta saperlo. Se poi una bella fetta di italiani andranno a votare per Serra, dando la preferenza a Renzi, almeno non si vadano a lamentare dopo. Ma il Pravettoni cattivo ha anche altri fans. Perché la sconosciuta rappresentante del Pdl presente alla trasmissione annuiva con convinzione alle accuse di Serra contro i poveri, contro i lavoratori, contro gli italiani. Magari poi ci spiegherà che ha un tic e non annuiva, ma l'impressione era proprio quella. Ed era anche evidente perché la parlamentare fosse del tutto sconosciuta: non ha detto assolutamente nulla di memorabile, di interessante, di non banale. Ma è davvero questo lo scenario che si prospetta al Paese? Un inciucio tra Silvio e Pierlu o, in alternativa, l'inciucio tra Serra-Renzi-Pravettoni e qualche esponente di terza fila del Pdl? Scoraggiante. D'altronde i sondaggi di Pagnoncelli non incoraggiano. Lega ai minimi termini, Fardelli d'Italia in continua flessione, Ingroia scomparso, montiani in caduta. Per fortuna Pagnoncelli ci azzecca raramente. E non si è neppure accorto che Casini, senza casa, ha rinnegato pure l'accordo con Monti. Ma non c'è dubbio che la Lega abbia difficoltà a conquistare consensi sino a quando la Macroregione resta un progetto sul prato di Pontida. Che Fardelli d'Italia non possa decollare sino a quando il trio meraviglia resta nascosto o si occupa solo di Roma mentre, sul territorio, ci si dedica a posizionarsi in un "centrodestra moderato". Una collocazione entusiasmante, l'equivalente di quei Moderati di centrosinistra che, in Lombardia, hanno preso lo zero virgola zero e qualcosa. Una proposta vincente, quella della moderazione. E a sinistra devono fare i conti con il patetico Ingroia che rifiuta anche il lavoro in Valle d'Aosta per non affrontare la fatica di spostarsi dalla sua Sicilia dove farà l'esattore delle tasse (che bel ruolo, ideale per raccogliere consensi). Con Di Pietro che sogna una rinascita, Rizzo che vola in Corea del Nord, Ferrero che se non batte un colpo non si sa se sia vivo. In questo scenario deprimente si allargano gli spazi per il Pravettoni cattivo. I servi, alle prese con la sindrome di Stoccolma, son pronti ad immolarsi. Consegnando a Renzi la frusta con cui la coppia sindaco-finanziere potrà fustigare senza remore.

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