martedì 30 aprile 2013

Via l'Imu, ma in cambio di cosa?

L'Imu sulla prima casa si può togliere. E l'aumento dell'Iva non ci sarà. Come non entusiasmarsi di fronte ai primi annunci del governo deo democristiano? Come non stupirsi ricordando che, nella recente campagna elettorale, proprio i signori del Pd che ora guidano il governo avevano assicurato che non si poteva togliere l'Imu, che bisognava essere seri e sobri? Ed il governo neo Dc è sostenuto anche dagli uomini di Monti, quelli che spiegavano che non solo l'Imu era indispensabile ma che anzi occorreva una manovra aggiuntiva. Già, sino alla scorsa settimana i politici dell'area Monti-Bersani parlavano di altri 16-17 miliardi da recuperare quest'anno per fare i compiti richiesti dai mercati, dall'Europa. Oggi se ne sono dimenticati. Dunque occorre risolvere un dubbio: o le misure imposte da Monti non servivano all'Italia e hanno provocato un centinaio di suicidi e disperazione collettiva (e allora l'ex premier dovrebbe essere incriminato), oppure Letta ci sta prendendo in giro e si prepara ad una immensa porcata. Perché i soldi dell'Imu e del mancato aumento dell'Iva, dove li trova? Solo gli idioti malati di demagogia anticasta, e incapaci a fare le 4 operazioni, possono pensare che i risparmi sugli stipendi dei politici e dei finanziamenti ai partiti possano consentire l'eliminazione dell'Imu. Allora i soldi ci sono? Perché solo gli incompetecnici in malafede possono continuare a mentire sul risanamento dell'Italia. Monti ha fatto lievitare il debito pubblico a livelli record, nonostante il record di tassazione ed il record di disoccupazione. Su quel fronte, dunque, solo menzogne e niente soldi. Allora cosa ha promesso la famiglia Letta ai mercati in cambio del via libera alla riduzione della macelleria sociale? Cosa svenderà l'Italia? I grandi marchi privati italiani stanno già venendo acquistati in serie dagli imprenditori stranieri. Perché gli imprenditori che investono esistono ancora, fuori dall'Italia. E continuano a produrre qui, non a casa loro. La russa Gancia, la francese Richard Ginori, l'americana Martini & Rossi, e poi spagnoli, giapponesi, cinesi, indiani. Sostituiscono le inette proprietà italiane e mantengono i marchi italiani. Ma questo non rientra nel gioco di Letta. E allora cosa mette sul piatto? L'Eni? L'Enel? Finmeccanica? I suoi veri padroni, quelli di Oltreoceano e della City, cosa si prenderanno per concedere ai loro commessi italiani di strangolare l'Italia poco a poco e non in una volta sola? Lo vedremo presto. E nonostante i media di servizio che censurano le notizie, ce ne accorgeremo sulla nostra pelle.

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