lunedì 20 marzo 2017

Maga Magò Gentiloni: 100 giorni di insuccessi

Maga Magò Gentiloni si autofesteggia per i primi 100 giorni di governo. Ed i giornalisti di servizio - quelli che spiegano le ragioni del crollo di credibilità della categoria - si sono affannati a magnificare gli strabilianti risultati ottenuti da Maga Magò. Indubbiamente ci vuole abilità, e soprattutto una totale faccia di bronzo, per inventarsi dei successi sul fronte delle relazioni internazionali (a partire dalla Libia) e su quello dei migranti. A livello europeo l'Italia conta sempre meno, il vertice di sabato a Roma si annuncia come un incontro sul nulla, nella migliore delle ipotesi. In Libia il governo di Maga Magò ha puntato su Sarraj che, ovviamente, benedetto dal bugiardissimo ha immediatamente cominciato a subire gli effetti della sfiga. Ora Sarraj è sempre più in difficoltà e il presunto accordo sui migranti rischia di rimanere sulla carta. D'altronde anche le promesse del ministro Minniti sono bellamente ignorate. A Torino maxi retata di spacciatori al Valentino, decine di grandi risorse controllate, tutti con poche dosi dunque non arrestabili. Ma nessuno che venga espulso. Ci pagheranno le pensioni con lo spaccio di droga? A Milano gang di nuove opportunità si scontrano ormai con frequenza plurisettimanale: nessuna espulsione. A Padova una donna aggredita da una grande opportunità: nulla di fatto. In compenso gli sbarchi si sono moltiplicati, con la certezza che le promesse del governo di Maga Magò non verranno mai mantenute. Anzi, visto che le espulsioni non solo dei clandestini ma neppure quelle dei criminali diventano realtà, si è già chiarito che la prevista distribuzione di pochi migranti per ciascun Comune italiano non sarà sufficiente. Ma questo particolare non viene ricordato dalle facce di bronzo che incensano Maga Magò. E nessuno che fiati sulle nomine imposte dal bugiardissimo ai vertici delle aziende partecipate dallo Stato. Alessandro Profumo, dopo l'insuccesso alla guida di Montepaschi, avrebbe dovuto avere il buon gusto di rimanere a godersi i troppi soldi guadagnati. E il governo avrebbe dovuto avere il buon gusto di non interpellarlo. Invece ce lo ritroviamo ai vertici di Leonardo-Finmeccanica. Visto che da banchiere non è stato impeccabile nella banca senese, chissà che meraviglia alla guida di un'azienda della Difesa

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