martedì 20 novembre 2012

L'architettura del littorio, soft power vincente

L’Italia vede crollare il suo “soft power” a livello mondiale. Grande risultato per un Paese che vanta la maggior concentrazione di opere d’arte, che si autocompiace del proprio passato poetico, letterario, musicale, pittorico, scultorico, architettonico. Ma, in realtà, proprio l’Italia dimentica volutamente questo passato. Perché è scomodo, spesso politicamente scorretto. Basti pensare all’architettura razionalista. Cancellata. Per la semplice ragione che è comunemente definita “architettura fascista”. Paolo Camaiora, architetto, ha provato a far ragionare gli italiani con un libro, “Le colonie marine del littorio sulla costa Apuo-Versiliese”. E sono emersi aspetti sorprendenti e sconosciuti. Al di là della bellezza delle opere, è interessante che si sia fatto dimenticare agli italioti che la Torre di Marina di Massa, alta 52 metri ed in grado di ospitare oltre 500 bambini, era stata costruita in 90 giorni. Costruita sulla spiaggia e studiata dagli architetti giapponesi come esempio di architettura antisismica. Con gli stessi criteri, d’altronde, con cui eran state costruite le case dell’Aquila, quelle che non a caso non son crollate per il terremoto. E le altre colonie littorie? Massimo tempo di realizzazione, un anno. Tempi concordati, spese concordate, numero di lavoratori concordato. Tutto affidato a giovani architetti, obbligati ad avere però una fideiussione bancaria. Se non avessero rispettato tempi e spese, avrebbero risarcito lo Stato di tasca propria. Ma di tutto questo l’Italietta di oggi preferisce non parlare. Meglio dedicarsi a sprecar soldi pubblici per filmetti che non avranno pubblico. Meglio sprecar soldi per sostenere musicisti la cui fama non supera la cinta daziaria. Meglio strapagare architetti che realizzano parallelepipedi di cemento e vetro e li considerano grattacieli innovativi. Tutto pur di non arrendersi all’evidenza che la cultura che conquistava il mondo non era quella che, adesso, ci impone l’Europa.

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