giovedì 6 giugno 2013

2 per mille ai partiti? E' una schedatura degli elettori

Il voto è libero e segreto. Lo sostiene quella cosa strana, utilizzata a giorni alterni ma solo se fa comodo, che si chiama Costituzione italiana. Articolo 48, comma 2. Così, tanto per ricordarlo a quelli che utilizzano il libretto solo per difendere la casta dei magistrati. E che non hanno avuto nulla da dire di fronte alle proposte per introdurre il finanziamento dei partiti attraverso il 2 per mille nella dichiarazione dei redditi. Già, perché con questa bella pensata il cittadino dovrà scrivere e sottoscrivere la sua appartenenza politica. Dovrà scegliere il suo partito ed indicarlo nella dichiarazione. E' vero, formalmente non si tratta del voto, ma il senso della Costituzione è di garantire la riservatezza della scelta politica, non soltanto nel momento in cui si inserisce la scheda nell'urna. Ed è difficile pensare - se non si è in malafede - che un cittadino destini i propri soldi ad un partito diverso da quello che intende votare. Una schedatura in piena regola. E si sa quanto facciano paura le schedature in un Paese che ha a che fare con una magistratura politicizzata e a senso unico. Una magistratura che, anche quando il caso non è strettamente partitico, non perde occasione per dimostrarsi nemica dei cittadini, come si è visto con il "caso Cucchi". Ed ora, in questo Paese ed in queste condizioni, si chiede ai cittadini di autodenunciare la propria appartenenza politica. Certo, arriveranno le assicurazioni sulla segretezza dei dati: li vedrà solo il commercialista e le segretarie, gli addetti del Caf, l'Agenzia per le entrate con tutti gli impiegati. E nessuo racconterà alcunché in giro. Basta crederci. Così il popolo del centrodestra, quello che si dichiara di centrosinistra anche nei sondaggi per la vigliaccheria del "non si sa mai", eviterà accuratamente di finanziare i propri movimenti. Per non rischiare aggressioni dall'Agenzia delle Entrate, ritorsioni da Iniquitalia, penalizzazioni sul posto di lavoro, impossibilità di carriera, esclusioni sociali. E più sarà debole la posizione sociale, più sarà scarsa la voglia di firmare per un partito ritenuto scomodo. Si destinerà il 2 per mille alla Lega se l'impiegata del commercialista ha un accento romano? O lo si devolverà ai Fardelli d'Italia quando l'addetto del Caf indossa una maglietta con l'effige del Che? Già adesso l'elettorato si nasconde dietro il consueto "io farei di più, ma poi mi farebbero pagare le scelte", figuriamoci dopo. Ma in fondo è giusto così. Il centrodestra appoggia questo governo Alfetta, con il Pdl che è convinto dell'immortalità di Berlusca e, quindi, della mancanza di necessità di costruire un partito vero e che sia finanziato dagli elettori. I Fardelli al Parlamento non se li fila nessuno, non contano nulla e manco si sa quali siano le loro posizioni (certo, utilizzare i soldi dell'enorme patrimonio immobiliare permetterebbe di creare organi di informazione utili alla bisogna, ma è meglio tenere tutto per sè), i movimenti non presenti in Parlamento non hanno voce in capitolo e la Lega è alle prese con i casini interni. Così nessuno si accorge di andare verso una colossale fregatura. Che avrà, però, qualche indubbio merito. Perché se il centrodestra riuscirà a convincere gli elettori a firmare per il 2 per mille, nonostante le paure, non potrà certo riuscirci presentando le facce dell'ultima volta. Chi avrà la voglia di regalare dei soldi a Capezzone? E a Ignazio? Il 2 per mille per far campagna elettorale lanciando palloncini e non idee? Il 2 per mille per avere assessori che boicottano i propri elettori a vantaggio di quelli dell'altra parte? In fondo è come la richiesta di far giudicare gli insegnanti da parte degli studenti. Con la differenza che le scelte degli studenti sono segrete.

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