giovedì 13 giugno 2013

La disinformazione italiana non ammette critiche

Ma che perfidi questi tiranni in difficoltà che danno la colpa ai media. Lo spiega La Stampa, un quotidiano che non può certo essere accusato di parzialità, di faziosità, di informazione a senso unico. Oddio, se Washington e la City ordinano, il giornale agnellesco-elkanniano scatta. Ma è una coincidenza, ovviamente. E se la tv pubblica greca è costretta a chiudere a causa dell'austerità imposta dai mercati, la notizia è di poco conto. Ma i problemi di Messi con il fisco spagnolo finiscono in una grande foto in prima pagina. Un problema di valutazione della notizia, chi potrebbe pensare che i media italiani censurano i disastrosi effetti delle politiche di austerità imposte dall'Europa e dai mercati? E se i suicidi effetto delle riforme Fornero finiscono nelle pagine interne, raccontati in poche righe, è solo per esaltare la bravura dei cronisti capaci di sintetizzare, mica per nascondere la gravità del problema. E le contestazioni all'afroministro fischiato a Milano perché si lancia, con la scorta, in manovre contromano? Beh, non è che ci sia spazio proprio per tutto, servono paginate intere per spiegare come dare o non dare la mancia in Scandinavia. E allora i fischi all'afroministro spariscono dall'informazione. Oddio, non è che la risposta dei lettori sia proprio entusiasmante. Oltre 1 milione di lettori persi dai quotidiani italiani negli ultimi tempi. Mica è poco. Ma non è che questi dati banali scuotano più di tanto direttori ed editori. Gli italiani si sono stufati di leggere giornali con i medesimi titoli e le medesime analisi? Peggio per gli italiani. I direttori ed i caporedattori continueranno a concordare titoli e servizi con i giornali che, un tempo, rappresentavano la concorrenza. Tanto il tour dei direttori è sempre lo stesso. E se i conti non tornano più, si licenziano i giornalisti, mica i direttori. E si premiano gli amministratori che licenziano. Tanto il "prodotto" giornale non è importante. La qualità è un optional, quando non si trasforma in un fastidio vero e proprio per chi preferisce un'informazione al servizio di logiche che nulla hanno a che fare con l'onestà e la correttezza. Si svaluta la professionalità dei giornalisti, perché un'informazione corretta può essere pericolosa. E si invitano i lettori a trasferirsi sulla rete. Non perché sia un luogo di libertà ed onestà assoluta. Ma solo perché l'enorme massa di informazioni rende impossibile controllarne la veridicità. Ed i professionisti della disinformazione mirata hanno buon gioco per far emergere ciò che a loro interessa davvero, spacciandolo per un'informazione che proviene dal basso, che è davvero libera. I tiranni lo sanno. Ma guai se se ne lamentano. Perché i giornali al servizio del potere unico si offendono quando vengono smascherati.

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