martedì 11 giugno 2013

Non è morta la destra sociale, ma la classe dirigente

Trionfo a Bussolengo! Chi avrà ancora il coraggio di sostenere che il centrodestra è stato spazzato via? D'accordo, sparisce da tutte le grandi città e pure da gran parte di quelle medie. Ma Bussolengo è Bussolengo, chissenefrega di Roma, Milano, Napoli e Torino. Beh, al di là della facile ironia, Bussolengo potrebbe diventare un esempio per un'area che è stata, finalmente, spazzata via. Perché non è vero ciò che sostiene Sallusti sul Giornale: l'annientamento di Aledanno a Roma non mette fine alla storia della cosiddetta destra sociale ma conclude - in drammatico ritardo - la stagione politica di una classe dirigente inetta, indecente, venduta, inadeguata. Si possono scegliere le definizioni che si preferiscono, ma il risultato non cambia. Il popolo di questa destra sociale non è sparito, ma non ha più abboccato all'amo di chi l'ha preso per i fondelli in tutti questi anni. Ora basta. E basta anche con l'alibi di Berlu che dovrebbe scegliere personalmente i candidati nelle città. Lui, Berlu, avrebbe preferito Marchini ad Aledanno, sostengono i reggicoda del cavaliere di Arcore. E sai l'entusiasmo del popolo di centrodestra per uno come Marchini. Lui, Berlu, è quello che ha imposto giovani bellocci e da discoteca come candidati sindaci in grandi città. Con risultati peggiori persino di quelli di Aledanno. Lui, Berlu, è quello che ha collocato parenti, amici, amiche degli amici in Comuni, Province, Regioni e Parlamento. Lui, Berlu, è quello che ha voluto il governo Alfetta e si è goduto il trionfo. Mentre gli italiani che l'hanno votato stanno ancora aspettando fatti concreti sull'Imu (non basta un rinvio), sulle riforme Fornero, sul braccio di ferro con Merkel. Perché il "partito leggero" che piace tanto a Berlu, è così leggero da essere evaporato, svanito. Così leggero da non essere in grado di esprimere un concetto, un'idea, un candidato. Tutti troppo leggeri per far qualcosa, e allora si affidano a Berlu, sperando che il suo carisma basti per tutto e per tutti. Non basta più. Come non basta, alla destra sociale, la buffonata dei manifesti con Almirante piazzati la settimana prima del voto. Gli ex colonnelli - che erano poco più di caporali di giornata - non sono all'altezza di guidare un partito, un movimento. Di guidare qualsiasi cosa che non sia il trenino di imbecilli alle feste danzanti di capodanno. Non li vota più nessuno. E non servono i richiami alla tribù, perché in quella tribù erano solo loro a mangiare, mentre gli altri dovevano lavorare gratis in nome dell'Idea. Allora si deve ripartire da Bussolengo. Prendendo atto di non avere la classe dirigente giusta nelle grandi città - perché le persone meno incapaci sono state eliminate scientificamente - e ripartendo dalla provincia. Dove, evidentemente, ci sono ancora persone che sanno dialogare, sono credibili, sono competenti. E dove gli elettori potenziali non si mettono a fare distinguo assurdi: io lo voterei anche, ma il suo segretario mi sta antipatico; io lo farei anche, un partito con lui, ma nel 72 ha detto una cosa che non mi è piaciuta. Ripartire da Bussolengo significa cacciare una classe dirigente di incapaci, ma significa anche rinunciare a tutti coloro che non sono disposti a dimenticare una risposta scortese del 1984 o una presa di posizione non condivisa nel '92. Far politica significa anche accettare le diversità di chi sta a fianco. Lottando insieme per un obiettivo comune che comprende anche delle interpretazioni differenti.

2 commenti:

  1. Forse sbaglierò, ma quella "classe dirigente" (?!) è morta almeno quarant'anni fa... Ammesso che sia mai nata.

    RispondiElimina