venerdì 14 giugno 2013

Crosetto-Sarko, Berlu-Giscard. Ma chi fa Le Pen?

Guido Crosetto, noto come "il gigante di Marene" sogna di trasformare i Fardelli d'Italia in un partito gollista. Ma non rifacendosi al Generale De Gaulle, altro personaggio di altezza fisica notevole, ma al caporale Sarkozy, un tappo. E, dunque, a capo di questa formazione destinata a diventare neogollista, con l'inserimento di tutti i trombati storici (da Storace a Bocchino), Crosetto vuol mettere la tappa Meloni. Sarà un partito - hanno spiegato gli osservatori nei giorni scorsi - conservatore e liberista. Dunque nulla a che spartire con quello che avrebbe dovuto essere il vecchio Msi. Scelta legittima, ci mancherebbe. Uno si fa il partito come crede. E Crosetto, che non arriva da Msi e neppure da An, nulla ha a che fare con la cosiddetta destra sociale. Coerente lui, che avrà mille difetti ma non è uno stupido, molto meno coerenti tutti gli altri. Problemi loro. Ma a fianco di Fardelli d'Italia sarkizzati, proseguono gli analisti politici, ci sarà il partito berlusconiano, giscardizzato. Sempre liberista, ma più aperto sul laicismo e meno attento ai valori morali. E qui parte una spiegazione non proprio convincente. Con i giscardiani (quelli veri, francesi) che sarebbero più abituati al governo ed i gollisti (sempre francesi) più movimentisti e radicati sul territorio. Se si va a valutare la permanenza al governo di Parigi dei due gruppi, si scopre che è esattamente l'opposto, ma non è questo il problema. La questione più interessante - soprattutto considerando che le analisi provengono dall'ambiente del centrodestra - riguarda le prospettive future dei due schieramenti. I gollisti francesi, tradendo completamente il pensiero di De Gaulle, hanno di fatto monopolizzato l'area del centrodestra, relegando i giscardiani ad un marginalissimo ruolo centrista privo di sbocchi e di senso reale. I giscardiani sono esistiti solo grazie a Giscard. Poi basta. Dunque, traducendo dal politichese, significa che gli analisti del centrodestra ipotizzano Crosetto-Meloni alla guida di quello che dovrà diventare il contenitore di maggiori dimensioni nell'area moderata, perché i berluscones giscardianizzati sopravviveranno sino a quando il lider maximo resterà in politica (ed in vita), per poi ridursi ad un movimentino irrilevante. Davvero credibile, questo scenario? Davvero Crosetto-Meloni - circondati dai La Russa, dai Bocchino, dagli Storace - avranno la capacità di crescere e di compattare l'elettorato? Certo, pensare che qualcuno si appassioni a fare il reggicoda di Alfano pare ancora più incredibile. Ed una galassia di micromovimenti provocati dall'esplosione del pdl non sembra, in questa fase, in grado di intercettare alcunché. Ma poi resta da considerare l'enorme area del non voto, dove stazionano le legioni (o le centurie?) della destra sociale politicamente defunta ma fisicamente sopravvissuta. Quella destra che, per rimanere al paragone francese, si riconosce in Le Pen. Soprattutto in Jean Marie, ma che ha comunque votato anche per Marine, ritrovandosi a fianco di elettori di provenienza gollista. Nessuno spiega, nelle dotte analisi italiane, chi dovrebbe intercettare questo voto. Più di un quinto dell'elettorato, ormai, in Francia. Zero virgola, in Italia. Perché questo elettorato dovrebbe seguire i liberisti-conservatori di Crosetto-Meloni? Per mancanza di alternative? Non funziona più così, in mancanza di alternative si sta a casa.

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