giovedì 25 ottobre 2012

Gipo canta ancora la rabbia, ma resta solo

La rabbia cresce. Ed è forse paradossale che, nel silenzio sostanziale degli artisti più noti, sia un vecchio chansonnier come Gipo Farassino a schierarsi contro la macelleria sociale di questo governo. Contro la mancanza di coraggio di chi è giovane senza sapere perché. "Com'è bello protestare da Trieste in giù" si intitola lo spettacolo dell'artista che cerca di scuotere le menti, di liberare i cuori. "Girano" era il titolo di un suo vecchio testo. Ma allora, quando giravano, c'era anche la capacità di arrabbiarsi e di protestare. Ora si mugugna, si sopsira, si allargano le braccia nella vergognosa convinzione che non ci sia nulla da fare. Ma se i cantanti più giovani se ne fregano, impegnati nella spasmodica ricerca di comparsate promozionali, è il vecchio leone a ruggire. Un applauso a lui, ovviamente, ma non va bene. Dove sono i nipotini di De André? Di Guccini? Tutti da Fazio a fare i buonisti, politicamente corretti, noiosi e soporiferi? Tutti a cercar contratti invece di creare canzoni che abbiano un contatto con la realtà? Dov'è l'erede artistico di Bertoli? Di Gaber? Macché, tutto sparito. Tutti a discutere se Renzi sia o meno espressione della finanza internazionale. Le chitarre non sono più spade, e anche se a canzoni non si fan rivoluzioni, un briciolo di impegno e di coraggio in più non sarebbe un male.

3 commenti:

  1. E' sua anche una delle più belle canzoni d'amore (finito) degli anni 70: https://www.youtube.com/watch?v=xiK4GNPsQ3s

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