lunedì 22 ottobre 2012

Senza democrazia, per far trionfare una burocrazia inefficiente e rancorosa

E' impressionante la stupidità di un Paese che, in nome della pulizia e dell'antipolitica, vuol consegnarsi - mani e piedi legati - ai commessi dei poteri forti. "Tutto il potere a Monti!". "Ci serve qualcuno che ci faccia fare le cose giuste". "Lasciamo lavorare i tecnici". "Non ci possiamo permettere la democrazia". Terrificanti discorsi da bar, sempre più diffusi, ad ogni livello. E non ha alcuna importanza la falsità in sé di queste affermazioni. Ma ciò che più sorprende è l'incapacità di comprendere le conseguenze. Per l'Italia ma anche per il singolo cittadino. L'eliminazione della democrazia avviene a tutti i livelli. Non c'é soltanto il commissario della Goldman trasformato in presidente del consiglio. La tecnocrazia, man mano che ci si avvicina alla base, si trasforma in banale burocrazia, in un potere assoluto affidato a miserabili personaggi senza qualità, pieni solo di rancore verso gli altri. Piccoli burocrati che scaricano sui cittadini, trasformati in sudditi, tutte le loro frustrazioni di persone insignificanti. Ma ora illuminate da un ruolo. Senza democrazia, il potere viene gestito da incompetenti che, a differenza degli altri altrettanto incapaci, non devono rispondere a nulla e nessuno. Quando i vigili di Torino si inventano incroci inesistenti per dare una multa e far cassa, se lo permettono perché sono diventati intoccabili. Quando emerge un "Sistema Torino" dove incarichi e lavori vengono affidati ai soliti noti, è lo stesso ex sindaco della città piemontese (non a caso un prof del Politecnico e non un politico) a chiarire che va bene così: Torino è una città piccola - ha spiegato - dove ci conosciamo tutti ed è inevitabile che gli incarichi siano affidati ad amici e parenti. Piccola? Con 900mila abitanti? E lavorano sempre gli stessi mille? Certo, perché non è la politica a decidere, ma i piccoli burocrati cooptati dal potere. Questo è lo scenario dei prossimi anni. Goldman stabilisce chi fa il premier, il premier nomina i ministri e lo stesso meccanismo si propaga negli enti locali. Competenze? Ma quando mai? Conoscenze e fedeltà. Senza controllo, senza limiti. E con applausi degli intellettuali da bar.

1 commento:

  1. In fin dei conti non è molto diverso dal 'sistema borbonico' (o presunto tale) tanto invalso in Italia, e specialmente nel Sud. Questo fa capire come una certa forma mentis improntata ora più ora meno alla gestione familiare sia suscettibile di prescindere dalla forma di governo o dalle 'ideologie' che informano un determinato momento storico.

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