lunedì 5 agosto 2013

Essere servi sui giornali non è facile

Si fa presto ad accusare i giornalisti di servilismo. Di leccaculismo nei confronti del potere. Ma non è mica facile come sembra. Perché è difficile, ad esempio, pubblicare per settimane la foto ipocrita della famiglia felice kazaka e poi confessare che il dissidente è in realtà uno squallido truffatore e che tradisce senza problemi la moglie dopo aver tradito i risparmiatori. Ed è ancor più difficile scrivere che la notizia dei tradimenti era perfettamente nota al giornalista, ma che non l'aveva pubblicata: questa sì che è completezza d'informazione. E la vicenda dell'afroministro? Tutti impegnati nella sua beatificazione, dimenticando che la ragazza di allora non era arrivata in Italia per fuggire a torture, violenze, carcere. Ma solo per star meglio, lei. Ed il Congo? Ed i congolesi? Potevano arrangiarsi. L'Africa ha bisogno di una classe dirigente preparata ed istruita? E lei studia per star comoda in Italia, non per tornare ad aiutare la sua gente. Vadano gli italiani ad aiutare i congolesi, vadano i medici italiani. Lei deve fare il ministro. Tanto generosa, come scrivono i giornalisti italiani. Non è facile esser così servi. Come quando si bacchetta una giovane studentessa, rea di aver cercato di vendere i testi universitari di un esame già superato. La criminale ha appeso l'avviso ad un palo: colpita e affondata con una mega multa. Dura lex sed lex, commenta il giornalista. Che dimentica la durezza della legge quando si tratta di fermare lo spaccio di droga nella stessa città, la vendita di borse contraffatte, di biciclette rubate. Mica facile essere professionisti di doppiopesismo. Servono scuole appropriate, frequentazioni di salotti bene. Mica facile dimenticare che il Kazakhstan è tra gli 11 Paesi con la maggior crescita economica, e che l'Italia è il terzo partner del Paese. Ma ai giornalisti italiani può importare qualcosa se la politica della portavoce degli interessi Usa, in arte ministro degli Esteri italiano, distrugge la possibilità di creare centinaia e centinaia di posti di lavoro in Italia grazie ai rapporti con il Paese Centrasiatico? No, ovviamente. D'altronde Bombassei, l'imprenditore dei freni prestato alla politica di Monti, ha appena spiegato che ne restano altri 10 di Paesi in crescita. E poi lui mica vende ad Astana, dunque i giornali italiani possono aiutare la francese Total a fregare il mercato all'Eni. Mica facile accettare tutto questo e scriverlo. Bisogna essere professionisti. E far finta di niente se i lettori non comprano più i giornali scritti in questo modo. Colpa dei lettori che non capiscono il duro mestiere del servo.

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