martedì 6 marzo 2018

Destra che vince, destra che rischia

La destra vince. Non stravince ma vince. Sì, ma quale destra? Quella leghista, senza dubbio. Come non c’è alcun dubbio che la destra moderata sia stata spazzata via con il fallimentare risultato di Noi con l’Italia. Quanto a Forza Italia, dovrà decidere cosa fare da grande, considerando l'età di Berlusconi. Ma è soprattutto Fratelli d’Italia che dovrà riflettere sul proprio futuro. Indubbiamente i voti sono aumentati, ma a traino di una Lega diventata nazionale. È mancata una linea forte, una connotazione chiara per un partito che si ostina ad essere romanocentrico. Vuol essere una destra sociale? Difficile essere credibili, allora, con candidature come quelle di Crosetto, che di sociale ha davvero poco, o di Santanchè che al vertice delle proprie aziende editoriali non ha dimostrato ne’ attenzione ai dipendenti ne’ all’utilizzo politico e culturale dei media. Si vuole guardare avanti ma rivendicando i legami con le proprie radici, con la fiamma, o si vuol marciare insieme all’Anpi come Crosetto? Un po’ di chiarezza non farebbe male. Tra l’altro Fdi ha beneficiato, in questa tornata elettorale, dei pessimi risultati ottenuti dalle formazioni alla sua destra. Nessun exploit per superare lo sbarramento del 3% e, dunque, competitori spuntati. Però non ha senso gioire per le sconfitte altrui quando le prospettive sono tutt’altro che rosee a causa di una mancanza di identità ben precisa. Non resta neppure molto tempo per riflettere e per decidere. Se si insiste sulla chiusura nel ridotto romano, con i circoli romani, con la dirigenza romana, la sorte di Fdi al Nord è segnata perché gli elettori verranno in larga parte fagocitati da una Lega che ha ottenuto notevoli consensi anche al centro sud. La farsa della fondazione An non può protrarsi ulteriormente, simbolo evidente di una incapacità decisionale. Se non interverranno miracoli, si tornerà presto alle urne ma, in ogni caso, il prossimo anno si voterà per il Parlamento europeo e per alcuni rinnovi dei consigli regionali. E anche se non si tratta del Lazio, i vertici di Fdi potrebbero occuparsene, magari evitando candidature assurde e accordi, in caso di successo, su assessori che garantiscono la successiva sconfitta. Difficile affrontare una campagna elettorale per le europee senza un’idea chiara, un progetto preciso anche di alleanze transnazionali.

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