lunedì 15 luglio 2013

Parlare di Kyenge per nascondere il disastro italiano

L’industria tessile italiana ha visto la produzione crollare del 50% negli ultimi anni. E per il calzaturiero è andata anche peggio, con una diminuzione del 70%. Il disastro dell’auto è sotto gli occhi di tutti. Ma i media italiani di cosa si occupano? Ma della somiglianza, obbligata, tra l’afroministro Kyenge e Zeudi Araya. O delle vicende famigliari di un super ladro kazako. Oltre, naturalmente, alla spasmodica attesa per il nuovo pargolo della casa reale inglese. E che sarà mai il crollo dell’industria italiana, di fronte a questi problemi fondamentali? Cosa sarà mai il disastro della disoccupazione, il crollo del turismo (che, in fondo, rappresenta più del 10% del Pil italiano e, dunque, ci sarebbe da preoccuparsi), di fronte alle valutazioni estetiche di Calderoli? E poi c’è un liceo romano danneggiato: magari si scoprirà che è stato il solito ragazzo bocciato a fare tutto il casino, proprio come succede ogni anno in qualche scuola italiana, ma per il momento godiamoci le proteste contro l’omofobia. Che non c’entrerà nulla, ma intanto serve a fare i titoli in prima pagina.
Poi, di fronte all’imbecillità dilagante, ci si potrà chiedere perché è vietato ironizzare sul fascino della Kyenge ed è permesso insultare Brunetta perché è basso. Forse perché, se sei politicamente corretto, diventi alto, magro, biondo, sessualmente attraente. Kyenge=Zeudi Araya e Boldrini=Sharon Stone. Brunetta, invece, non somiglia a Napoleone. Forse perché lui, il piccolo veneziano, è l’unico nel centrodestra che riesca a dire delle cose intelligenti. Ed allora bisogna massacrarlo sul piano fisico. Brunetta, ad esempio, mette in guardia contro la stupida caccia alle streghe nella vicenda kazaka, ricordando gli enormi interessi economici in gioco. Dunque va stroncato, per non infastidire inglesi e francesi che puntano a soppiantare l’Italia come terzo partner di Astana. Tanto più che Brunetta è solo, nella sua battaglia per un centrodestra intelligente. Ed anche la destra che si riunisce, nell’indifferenza dei media, per discutere del proprio futuro, non riesce ad andare oltre le banalità dell’atlantismo più stupido. D’altronde questi movimentini sempre più piccoli non riescono ad andare oltre l’orizzonte romano, figuriamoci se possono occuparsi di geopolitica. Resta Brunetta, quindi che si prepari al massacro.

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