lunedì 8 luglio 2013

A Lampedusa la festa dei nuovi schiavi e della demagogia

Ma che bel bagno di demagogia, a Lampedusa. D'altronde la crisi, provocata dai mercanti di schiavi che vogliono mandopera a basso costo, svuota spiagge e montagne. E allora cosa c'è di meglio di una bella ammucchiata di ipocrisia politicamente corretta per riempire alberghi e ristoranti? Riempirli non di turisti, ovviamente, ma di giornalisti e sproloquiatori a comando. Peccato che tutta questa demagogia sia a senso unico. Nessuno che vada ad organizzare un'altra giornata di demagogia per chiedere scusa alle decine e decine di suicidati perché costretti alla disperazione da una politica che ignora i drammi degli italiani. Eppure potrebbe essere un'idea per rilanciare il turismo ai minini termini. Perché dal Vaticano non ci si muove per chieder scusa agli imprenditori veneti? Ai muratori bergamaschi? Ai disoccupati ultracinquantenni del Piemonte? Agli sfrattati siciliani? Loro, tutti loro, non hanno diritto alla preghiera papale, evidentemente. Loro sono, evidentemente, un'emergenza e non un problema reale di cui occuparsi. Possono crepare senza che si scomodino ministri e vescovi. L'importante è che si suicidino in silenzio, senza obbligare i giornali e le tv a fastidiosi articoli e servizi che potrebbero innervosire i nuovi arrivati. Questo è il paradiso terrestre, venite in massa. Questo è il regno di Bengodi, accorrete. L'ha detto anche la Cara Salma: l'Italia sta ripartendo, dunque c'è posto per tutti. Basta che, dopo, nessuno si lamenti per stipendi da fame. Ce li impone l'Europa, ce li impongono i mercati. Ma voi, invasori, siate comprensivi. Vi daremo le case negate agli italiani, vi daremo le cure mediche e lasceremo gli italiani in coda, vi daremo i posti negli asili per i vostri bambini, cacceremo i laureati italiani per assumere chi non ha mai studiato. Ma, in cambio, accettare i salari da fame. E, in cambio, fate tutto il casino che volete, picconate a casaccio, guidate ubriachi travolgendo i passanti, stuprate, devastate. Ma non chiedete aumenti di stipendio. E non pensate di organizzare in Italia le primavere arabe: qui la repressione si può fare. Ma solo contro chi mette in dubbio il regime dello sfruttamento e dello schiavismo.

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