martedì 16 luglio 2013

I media italiani contro la Russia, dopo Turchia e Kazakhstan

Non c'era voluta una grande intuizione per anticipare che, dopo Turchia e Kazakhstan (passando rapidamente per il Brasile), i media italiani avrebbero ricominciato a martellare la Russia e Putin. I nemici degli speculatori internazionali vanno colpiti ed i media italiani sono il braccio armato ideale. Proni, obbedienti, più realisti del re, privi di dubbi e ricchi di certezze. A coamdo, ma è una coincidenza. L'attacco parte dalle piccole cose, dall'utilizzo delle parole. Si pubblica una foto di Putin, in mare, e lo si definisce "baldanzoso". Perché? Nella foto il viso di Putin neanche si vede bene, si capisce solo che è appena risalito da un'immersione. Ma DEVE essere baldanzoso. A prescindere. Anche perché, due pagie prima su La Stampa, viene pubblicato un mega servizio del londinese Sunday Times dove, ovviamente, il governo ed il presidente della Russia vengono massacrati. Rei di processare un dissidente. Accusato di essere un ladro, ma non è da questi particolari che si giudica un giocatore, come direbbe De Gregori, e neppure un dissidente. Che è innocente per il solo fatto di essere un avversario di Putin. Mentre, gli stessi media italiani, ribaltano il tipo di informazione quando è l'Italia a processare i dissidenti, accusati di ogni nefandezza e colpevoli a prescindere. Giustizialisti in Italia, garantisti all'estero: la coerenza non fa parte del bagaglio professionale. Ed allora gli oligarchi che, nell'era di Eltsin, si erano arricchiti con metodi mafiosi derubando il popolo russo, si trasformano in martiri ed eroi. Mentre l'attuale dissidente sotto processo viene trasformato nel "nemico numero 1 del Cremlino". E considerando il suo non vasto seguito, c'è da chiedersi se esista un pericolo numero 2 o 3. Tanto è vero che lo stesso giornale inglese, ripreso dal quotidiano degli Elkann-Agnelli, assicura che, in caso di condanna, ci saranno proteste internazionali. Come a dire che ai russi, del dissidente, non frega proprio nulla. D'altronde si è vista la scarsissima presenza alle manifestazioni anti Putin. "Represse" non con lacrimogeni e cariche della polizia, ma semplicemente alzando di peso i rari manifestanti e trasferendoli sui cellulari. Un po' poco, per una città immensa come Mosca o anche per San Pietroburgo. Ed allora i servi sciocchi del Fmi e della Banca Mondiale scenderanno nelle piazze inglesi, italiane o francesi a protestare contro una realtà che non conoscono. Ma agli esponenti delle Ong finanziate dai soliti noti mica interessa la realtà: loro son pagati per protestare, non per informarsi e capire.

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