mercoledì 25 settembre 2013

Lupi: Telecom spagnola? Colpa dei giudici di Taranto

Quando si dice di non voler morire democristiani, il rifiuto non è legato all'immagine dei tanti leader Dc che si prostravano di fronte a vescovi e cardinali. Non è legato alle politiche sociali del post fascista Fanfani e neppure alle paure sessuali del fucilatore di fascisti Scalfaro. Ma, piuttosto, al disgusto per la banalità assoluta, per i luoghi comuni, per la mediocrità al posto della meritocrazia. Il ministro Lupi, in tutto questo scenario di democristi più o meno consapevoli, non è neppure il peggiore. Addirittura uno dei migliori. E questo è ancor più preoccupante quando proprio il ministro, in una intervista a Belpietro, precipita in banalità assolute. Se gli imprenditori stranieri non investono in Italia - ha assicurato questa mattina - la colpa è dei giudici pugliesi che attaccano l'Ilva di Taranto. Eppure Belpietro gliel'aveva spiegato per bene: l'intervista era sulla svendita delle aziende italiane, acquisite proprio dagli stranieri. Quegli stranieri che, evidentemente, non hanno paura dei giudici di Taranto. Forse perché sono abituati, nei loro Paesi di origine, a non inquinare, a non distruggere la salute degli abitanti nelle città vicine alle fabbriche, a non far crepare gli operai che lavorano in azienda. Certo, le multinazionali preferiscono investire in Paesi come il Bangladesh, dove le tutele dei lavoratori, e degli abitanti, sono inesistenti. Ma noi, nonostante i consigli del Fmi e della Bce, nonostante gli inviti pressanti delle agenzie di rating, preferiamo vivere. Piuttosto di crepare di amianto e democristiani. Gli stranieri arrivano, ministro Lupi, e arrivano perché gli industriali italiani non sono tutti "capitani coraggiosi", come li aveva definiti il compagno D'Alema. Certo, non son neppure tutti pescecani. E per il settore della moda che passa in mano ai francesi, per l'energia che parla spagnolo, per il vino bevuto dai russi e dai cinesi, ci sono migliaia di piccoli e medi imprenditori che non si arrendono. Che lottano. Che vincono. Già, perché in Italia si può anche fare impresa. Se si posseggono le qualità per farla. Infatti gli stranieri vengono in Italia e continuano a produrre in Italia. Non sempre, perché ci sono quelli che arrivano, si comprano il marchio, chiudono e ripartono per produrre dove si può inquinare senza ostacoli. Ma in Italia ci sono anche tanti cialtroni, a cominciare da quegli imprenditori che frequentano tanto i politici. Che piangono e piangono, ma non investono. Per poi vendere e giustificarsi con la solita, identica, frase falsa e banale: "siamo felici di aver portato la nostra azienda a far parte di un grande gruppo che ne garantirà lo sviluppo su nuovi mercati". Sempre uguale, sempre falsa. Perché nessuno impediva, ai capitani vigliacchi, di investire e far crescere la propria azienda. Di diventare cacciatori e non prede. Ma se si è vigliacchi ed incapaci, non ci sono alternative.

1 commento:

  1. La Fiat sarà la prossima, entro il 2015 dirà addio al Bel paese.

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